L’istruttore, dal punto di vista metodologico, più che dirigere e impartire ordini, dovrà osservare per modificare eventualmente metodo e contenuto; suo compito sarà quello di creare un ambiente ricco di motivazioni, suscitando nei bambini interesse e piacere nell’allenamento. Non dovrà quindi utilizzare nella correzione degli errori reiterati comportamenti disapprovativi, questi producono ansia, sfiducia e disattivano ogni spinta che nel bambino è naturalmente presente a migliorarsi. Viceversa nella correzione degli errori, deve valorizzare la parte fatta bene e poi spostare il suo intervento per correggere quella fatta male.
Sempre più spesso si sente affermare dai tecnici che i ragazzini non sanno effettuare un dribbling o tirano poco in porta. Dal punto di vista psicologico queste sono situazioni individuali rischiose, in cui è possibile sbagliare ed essere tacciati dagli altri di essere egocentrici o troppo individualisti.
Certamente uno sport di squadra richiede spirito di gruppo e la capacità di lavorare per la squadra, ma richiede pure espressioni creative e la capacità di assumersi le proprie responsabilità (anche quella di effettuare un tiro sbagliato).
Il ruolo dell’istruttore è essenziale nel favorire l’affermarsi di questa mentalità. Il bambino assumerà dei rischi se sa che il tecnico apprezza questo modo di agire e non premia soltanto le azioni corrette o quello che sono state preparate in precedenza insieme alla squadra.